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La storia insegna che anni pessimi in Borsa spesso sono stati seguiti da anni di recupero. Anni da dimenticare che, osservati in ottica di lungo termine, hanno rappresentato occasioni d’acquisto. Prendete questa crisi complessa. Il mercato comincia a guardare avanti perché osservando inflazione e tassi il peggio, forse, potrebbe essere alle spalle

Una delle frasi più conosciute – se non la più celebrata in assoluto – dello scrittore americano Mark Twain recita “La storia non si ripete ma fa rima”. Come dire che l’analisi del passato può aiutare a intuire quello che potremmo probabilmente aspettarci in futuro. In quest’ottica, è istruttivo sapere che gli anni pessimi in Borsa spesso sono stati seguiti da anni di recupero. Diversi grafici lo mostrano.

L’esempio dello S&P 500 di Wall Street

Solo per fare qualche esempio non troppo datato, si può osservare quanto accaduto all’S&P 500 di Wall Street, uno degli indici con la più lunga serie storica e considerato punto di riferimento per tutti i mercati azionati, negli anni 2002, 2008, 2018 e nei successivi 12 mesi.

Nel 2002 l’S&P 500 perse il 23,37% per poi recuperare il +26,38% nel 2003. Nel 2008, invece, accusò una correzione del 38,49% e nel 2009 avanzò del +23,45%. Nel 2018, invece, registrò un calo del -6,24% (dopo aver sfiorato un -20% nel corso del quarto trimestre) per poi sfoggiare un +28,88% nell’anno successivo.

Dall’inizio di quest’anno l’S&P 500 evidenzia un calo del 17,7% (al 17 novembre 2022), dopo aver toccato un minimo in ottobre a -25%. Tenendo conto delle serie storiche e, soprattutto, guardando al lungo termine che ci insegna come i mercati azionari tendano ad incrementare il valore di mercato nel tempo, le attuali quotazioni rappresentano occasioni d’acquisto. Seguendo la logica del buy the dip, come infatti si usa dire.

A tutti piacciono gli sconti

Riprendiamo in considerazione sempre l’S&P 500. L’indice di Wall Street oscilla attualmente intorno ai 4.000 punti e nessuno può escludere che possa ritoccare il minimo delle ultime 52 settimane a 3.491 punti o che possa scendere ancora più in basso. Quello che però è certo è che chi decide di acquistare adesso compra azioni con il 20% circa di sconto rispetto al massimo di 4.818 punti. Guardando a quanto accaduto storicamente, si può constatare come nel medio lungo termine i massimi vengano ritoccati per essere di nuovo superati.

Il futuro non si conosce, ma si pianifica

Nessuno vuole nascondere quanto questa crisi sia complessa, e quante siano le variabili che possano impattare. Per questo non è immaginabile una inversione a ‘V’ come accaduto nella primavera 2020 subito dopo il crollo delle Borse per lo scoppio della pandemia da Covid-19. Tuttavia, guardando agli ultimi dati sull’inflazione (in particolare negli Stati Uniti) e alla dinamica attesa dei tassi di interesse, forse il peggio è passato e il mercato comincia a guardare avanti intravedendo una luce in fondo al tunnel non troppo lontana. In ogni caso, con una prospettiva a lungo termine, anche questa crisi sarà metabolizzata dal mercato esattamente come tutte le precedenti nella storia.

Cosa ci ricorda la situazione in atto?

Tutto questo porta al vero insegnamento di questa crisi: ancora una volta si capisce che disinvestire in momenti difficili è un errore osservando cosa succede se si ha la pazienza e la freddezza di mantenere le posizioni e di rispettare l’impegno del corretto orizzonte temporale di investimento. Inoltre, per chi fosse scarico di azioni o avesse della liquidità da impiegare, i prezzi correnti di Borsa possono rappresentare un buon punto di entrata a sconto.

Un approccio che, tuttavia, non sempre si ha l’opportunità di assimilare, anche dopo una prolungata esperienza negli investimenti. Per questo è indispensabile affidarsi a consulenti di fiducia che, grazie al continuo aggiornamento professionale e alle più innovative e sofisticate tecnologie disponibili, possano affiancarci per predisporre un adeguato piano di investimenti coerente con le effettive esigenze personali e familiari.

Fonte Financialounge

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