Come ci spiegano autorevoli studi, nella nostra testa abbiamo due sistemi decisionali, uno più impulsivo e l’altro più riflessivo, che possiamo riconoscere in due personaggi: Homer Simpson e Il dottor Spock.
Homer Simpson, l’iconico capo dell’omonima famiglia, rappresenta il nostro sistema decisionale impulsivo/affettivo, rapido, intuitivo ma spesso errato. Il dottor Spock invece, è il vulcaniano con le orecchie a punta che rappresenta il sistema decisionale cognitivo/deliberativo, ovvero quello riflessivo, più lungo e meno erratico.
Nella scelta degli investimenti, a chi dobbiamo dare ascolto? Il team di Arca SGR ci dà degli spunti di riflessione per rispondere a questo quesito.
Noi siamo abituati a pensare alla natura umana in termini di contrapposizioni schematiche: razionalità contro irrazionalità, ragione contro istinto, io contro ego. “Non bisogna concentrarsi su una parte rispetto all’altra, – spiegano gli esperti – questo è l’errore dei modelli classici dell’economia tradizionale che disegnano un uomo completamente razionale”. “In realtà è vero l’esatto contrario: l’uomo è fatto per la maggior parte da risposte a bassissimo costo cognitivo.
Scelte deliberate e scelte impulsive sono ovviamente in opposizione, ma sono entrambe necessarie. L’importante è non lasciare decidere ad una parte le scelte che competono all’altra”.
I due sistemi coesistono nel nostro cervello e ci fanno prendere decisioni.
Ma li usiamo nel modo giusto? Gli strumenti finanziari hanno delle caratteristiche che vanno nella stessa direzione. Più rischio, uguale maggiore potenzialità di rendimento e quindi, tempi più lunghi. Pertanto, secondo gli esperti, ci dovremmo aspettare che i fondi azionari (più rischiosi, con maggiori potenzialità di rendimento e orizzonte temporale più lungo) vengano tenuti in portafoglio più tempo rispetto ai fondi obbligazionari.
Pare che i risparmiatori abbiamo l’abitudine di comprare e vendere i fondi azionari nei momenti sbagliati: li comprano quando salgono di prezzo e li rivendono quando le quotazioni scendono.
Tutto questo può essere un effetto dei due sistemi cognitivi visti sopra. A un primo accenno di notizie negative, si sveglia l’Homer Simpson nel nostro cervello e ci impone di uscire per un meccanismo innato: la paura. Proprio quello che fa il sistema impulsivo, trasforma l’incertezza in ansia.
Eppure, l’investitore disciplinato, quello che sa aspettare e non si lascia prendere dal panico, riesce ad ottenere migliori risultati e addirittura a vivere meglio.
Quindi per concludere, è meglio aspettare o prendere subito il dolce? Per rispondere a questa domanda è importante esaminare l’esperimento più lungo della storia della finanza comportamentale.
Negli anni ’70, Walter Mischel a Stanford mise un dolcetto davanti a seicento bambini di una età variabile tra i 4 e i 6 anni. L’unica comunicazione fornita ai piccoli: se non avessero toccato il dolce, ne avrebbero avuto un secondo. I bambini sono stati monitorati nel tempo e a quattordici anni di distanza, i risultati sono stati molto sorprendenti. Chi aveva saputo aspettare, otteneva mediamente migliori risultati scolastici. Al contrario, i golosi avevano mediamente sviluppato maggiori problemi comportamentali.
Certo, di base si tratta di caratteristiche innate, ma che possono essere sviluppate già in età infantile. Il senso generale di tutto questo è che, far funzionare la nostra parte più analitica ci fornisce un indubbio vantaggio psicologico, negli investimenti, come nella vita.