IN BREVE:
• Un portafoglio di investimenti si può definire “diversificato” quando contiene varie attività finanziarie, mixando asset class, strumenti, emittenti e aree geografiche.
• La diversificazione è il principio cardine su cui si basa un portafoglio efficiente e orientato al lungo termine.
• Un portafoglio efficiente dovrebbe considerare una diversificazione a 360 gradi: valutaria, geografica, settoriale e temporale.
Il 2022 non è stato un anno facile per gli investimenti, anzi, per un portafoglio bilanciato di azioni e obbligazioni globali è stato l’anno peggiore in quasi un secolo. Come si vede dal grafico in apertura, abbiamo attraversato uno degli anni più volatili di sempre. Con numeri del genere, potrebbe essere facile farsi prendere dallo sconforto, abbandonare le proprie strategie di investimento e ricominciare da capo. Tuttavia, anche se nessuno può sapere con certezza cosa ci aspetta nel breve termine, la storia insegna che esistono delle strategie d’investimento e dei comportamenti che ci permettono di superare con successo i momenti di volatilità e portare a termine gli obiettivi d’investimento che ci prefissiamo. Tra queste un posto d’onore è sicuramente ancora occupato dalla diversificazione di portafoglio.
SUPERARE L’IMPREVEDIBILITÀ
Investire nel 2022 è stato difficile, tra la guerra Russia-Ucraina, l’impennata dei prezzi dell’energia, l’inflazione alle stelle e l’aumento dei tassi. Quando l’economia e i mercati sono così imprevedibili come in questo momento, una delle scelte migliori per rimanere al top è quella di diversificare con saggezza. La diversificazione è infatti un concetto fondamentale per chi vuole investire. Il principio è di puro buon senso, prima ancora che statistico: dal momento che è impossibile prevedere come andranno i mercati finanziari in futuro, è meglio non puntare tutto il patrimonio su un unico investimento, ma ripartire il rischio su più fronti, cioè su più asset. La speranza è di solito ben fondata, se si ragiona su archi temporali pluriennali, perché un’eventuale performance negativa di un investimento è spesso “attutita” dall’andamento degli altri asset.
Il portafoglio diversificato è rappresentato dal 45% del Dow Jones US Total Stock Market, dal 20% dell’indice MSCI EAFE, dal 15% dell’indice MSCI Emerging Markets, dal 20% dell’indice Bloomberg Barclays US Universal. Si ipotizza che il portafoglio venga ribilanciato annualmente. Per “bolla Dotcom” si intende il periodo compreso tra il 31/12/1999 e il 30/12/2002, per “ripresa dalla bolla Dotcom” il periodo compreso tra il 10/01/2002 e il 12/12/2008, per “crisi finanziaria/grande recessione” il periodo compreso tra il 13/09/2008 e il 9/09/2009, “Mercato toro di oltre 10 anni” è rappresentato dal periodo compreso tra il 3/10/2009 e il 21/02/2020, “Epidemia di Covid-19 negli Stati Uniti” è rappresentato dal periodo compreso tra il 22/02/2020 e il 23/03/2020 e “Ripresa dalla pandemia” è rappresentato dal periodo compreso tra il 24/03/2020 e il 31/12/2020.
QUANDO UN PORTAFOGLIO È DAVVERO “DIVERSIFICATO”?
Cominciamo col dire che un portafoglio di investimenti si può definire “diversificato” quando contiene varie attività finanziarie. Inserire investimenti di tipo diverso dentro un portafoglio serve a ridurre l’impatto assoluto di ciascun singolo investimento sull’andamento complessivo del portafoglio stesso.
Facciamo un esempio e immaginiamo di avere 10.000 euro da investire: posso scegliere di comprare azioni della società Alfa oppure creare un portafoglio perfettamente ripartito tra i titoli Alfa, Beta, Gamma. Se Alfa fallisce, nel primo caso perdo il 100% dell’investimento. Nel secondo, solo il 33% (ammesso che gli altri due titoli restino immobili, perché potrebbero anche salire e coprire le perdite).
Non esiste un solo modo per diversificare: si può ottenere un portafoglio diversificato puntando su varie asset class (azioni, obbligazioni, materie prime, valute), su diversi emittenti e/o controparti, su un ventaglio di singoli strumenti finanziari e su aree geografiche differenti.
LA “DIETA MEDITERRANEA” DEGLI INVESTITORI
Noi italiani lo sappiamo: una dieta ricca e soprattutto variegata è alla base dello stare bene e in salute. Lo stesso vale per gli investimenti. Il cibo è vitale per la nostra sopravvivenza e la dieta che scegliamo gioca un ruolo importante per la nostra salute. Allo stesso modo, un portafoglio di investimenti sano è un portafoglio adeguatamente diversificato tra diversi “nutrienti”. Ma quali sarebbero i nutrienti finanziari di cui abbiamo bisogno?
Ne esistono diversi, così come esistono diversi modi per diversificare gli investimenti. Nessuno esclude l’altro, anzi. L’importante è non affidarsi a un gran numero di strumenti finanziari “a caso”, ma avere in portafoglio strumenti efficienti, ossia che non costino troppo, che abbiano performance storiche di qualità e che provengano da emittenti affidabili.
Tra gli strumenti efficienti si può quindi iniziare a costruire il proprio portafoglio in salute, diversificando in base ai seguenti criteri.
LA DIVERSIFICAZIONE MESSA IN PRATICA
Sebbene diversificare sia forse il più universale e semplice precetto per l’investitore prudente, non è l’unico e di certo semplifica eccessivamente l’idea di costruzione di portafoglio. Occorre infatti monitorare regolarmente il rischio del portafoglio e dei mercati, per poter intervenire all’occorrenza. Queste tecniche di costruzione di portafoglio e gestione del rischio sono però generalmente oltre la portata diretta del risparmiatore. Ciò che il risparmiatore può fare è sincerarsi che chi si prende cura del suo portafoglio sappia ciò che sta facendo. Un buon consulente finanziario potrà certamente aiutare, così come potrà affiancare con professionalità nella costruzione del portafoglio stesso.
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Fonte: AdviseOnly